Beskrivelse
Una scrittrice ormai matura visita i luoghi della propria infanzia, luoghi che appaiono disseminati di particolari nascosti in ogni mattone sconnesso, dietro ogni portone, sotto l’ombra dei portici, negli odori portati dal vento, nelle voci che tornano. È il “tempo di prima” quello che riaffiora nella memoria. La scrittrice ha passato da bambina i primi anni della sua vita a Ponte Stura, osservando il prodigio di quelle montagne e cercando di ricostruire, con l’immaginazione, come erano e cosa facevano i suoi genitori, prima che lei e la sorellina venissero al mondo. Da piccola va a caccia col padre, ascoltando rapita i racconti epici di certe spedizioni di caccia che duravano anche più giorni. Poi c’erano le feste, ogni anno a settembre. Il papà scattava le prime fotografie del secolo e la mamma appariva ritrosa, ma sempre elegante e, in fondo, socievole. Gli zii, che da Torino salivano al paese, portavano una ventata di vitalità e allegria, prima che la Grande Guerra se li prendesse. D’inverno la neve copriva tutto ed era bello sentire la mano calda della mamma che accompagnava la bimba all’asilo. Suor Nazzarena, la maestra, è stata il primo vero amore della scrittrice bambina. Nessun insegnante, in seguito, s’è poi meritato quell’indiscusso senso di rispetto e ammirazione. Già da molto piccola, la bambina si rivela riservatissima e con innate doti di sensibilità e osservazione, tanto da irritarsi con la sorellina che appare, invece, socievole e ingenua. “Avevo detto che a scuola la bidella metteva l’inchiostro nei calamai; la sorellina credeva che la bidella fosse un uccello, che mettesse l’inchiostro infilando il becco nei calamai. Rimanevo sbalordita dalla sua capacità di immaginare cose simili, ma non la apprezzavo, perché la giudicavo irragionevole”…